L’ultimo carnevale, di Paolo Malaguti. Solferino, 2019
19 Febbraio 2080. Venezia è stata trasformata in Venice Park, un parco turistico inaccessibile agli ex residenti e inagibile per l’acqua alta. Il martedì grasso si rivela una giornata terribile ed intensa per Michele e Sandro, due guardiani del Parco; per Carlo, una giovane guida turistica alla sua prima guida dopo la promozione; per Rebecca, una terrorista che ha deciso di vendicare l’amico scomparso con un’azione eclatante; e per Giobbe, un anziano che ha perso tutto: la sua casa di Venezia e l’amore della sua vita.
Mentre le folle dei turisti vengono condotte ordinatamente in un percorso guidato, Rebecca e Giobbe portano a termine il loro piano personale di distruzione e autodistruzione. Le loro vite si sfiorano e incrociano con quelle degli altri personaggi, di Michele, Sandro e Carlo. È una lunga giornata che segnerà per sempre la loro esistenza.
L’ultimo carnevale è un romanzo costruito su più piani temporali: ai flash back che riportano il racconto agli anni dell’evacuazione forzata di Venezia e al lungo e straziante esodo degli abitanti, si alternano i ricordi di Giobbe e la cronaca recente, con una appendice documentale sulla storia veneziana dal 2020 al 2080 che testimonia di una città uccisa dall’acqua.
Dominano meravigliose descrizioni di Venezia, che ne restituiscono il fascino dei colori, dei suoni e persino degli odori:
Piazza San Marco, inondata dal sole ormai prossimo al mezzogiorno, assomiglia ad uno stagno di pietra sul quale ondeggiano centinaia di variopinti fiori acquatici.
E ancora:
Uscendo al sole Carlo strizza gli occhi: la laguna, alle sue spalle, è una quieta follia di riflessi accecanti e di bianchi voli di gabbiani sul fondo terso del cielo. Inspira profondamente, riempiendosi i polmoni di aria tiepida: odore di salsedine e di freschìn.
La narrazione attraversa le diverse prospettive dei personaggi, che si alternano fino alla fine. Ma la prospettiva più forte, tenera e straziante, è quella di Giobbe e della sua missione pietosa: un mazzo di chiavi e un mistero che raccoglie le ultime memorie dei veneziani. Giobbe è forse il personaggio più reale e profondo: lo vediamo all’inizio, nel suo appartamento di Mestre, mentre conversa in veneziano con la moglie defunta. Lo seguiamo nella chiesa dell’ospedale mentre attende con timore e speranza l’esito di una visita medica, mentre sfila per l’ultima volta la chiave dalla porta della sua casa di Venezia. Giobbe, vecchio e sconfitto, è in realtà un personaggio pieno di vita e di sentimenti. Ho finito di leggere il libro da giorni e me lo sento ancora attaccato addosso, come un battito irregolare del cuore o un brivido freddo. Varrebbe la pena di leggere L’ultimo carnevale anche solo per questo. Non penso che sia il romanzo migliore di Paolo Malaguti: l’uso del dialetto a volte risulta pesante, anche a me che parlo il veneziano. Le vicende dei protagonisti a volte suonano come vite parallele, senza un intreccio funzionale al racconto. Ma la scrittura è notevole, le descrizioni sono realistiche e accattivanti e c’è, appunto, la storia di Giobbe e della sua lunga giornata che lo ha visto correre di qua e nuotare di là, scivolare sotto e saltare sopra, portando a termine il suo piano perfetto:
“E anche questa giornata è finita” sbuffa, in una penombra ormai sfociata nelle tenebre. “Non so più un bocia … cori de qua, nua de eà, sbrissa par sotto, salta par sora … Però so sta bravo, no?”
Perciò, vi consiglio di leggerlo e se avete bisogno di traduzioni dal dialetto, mandatemi un messaggio!