L’ultimo libro che ho letto è Il rifugio di Tana French. Einaudi 2020.
Patrick Spain e i suoi due bambini vengono ritrovati morti in un complesso residenziale mezzo abbandonato per colpa della crisi. Jenny, la madre, è in fin di vita. All’inizio Mick «Scorcher» Kennedy, incaricato delle indagini, pensa alla soluzione più scontata: un padre sommerso dai debiti, travolto dalla recessione, ha tentato di uccidere i propri cari e si è tolto la vita. Ma ci sono troppi elementi che non quadrano: le telecamere nascoste nell’appartamento, i file cancellati su uno dei computer e il fatto che Jenny temesse che qualcuno fosse entrato in casa loro per spiarli. A complicare il quadro, c’è il quartiere in cui vivevano gli Spain – un tempo noto come Broken Harbour – che riporta a galla ricordi dolorosi del passato di Scorcher.
Che dire? Un thriller che mi ha preso dalla prima all’ultima pagina. Il detective Kennedy, “Scorcher” sembra uscito da un hard boiled degli anni ’30. La crisi in famiglia, la disoccupazione, le delusioni, le ossessioni … sono tutto il nostro tempo. Il ricordo dell’età adolescenziale, felice e passata, sono la nostra disperazione. Perciò, i personaggi, la situazione, la trama, sono terribilmente reali. Il ritmo è sempre alto e lo studio dei personaggi non lo è di meno. Difficile uscire dalla lettura di questo romanzo senza avere la voglia di leggerne un altro con lo stesso appeal, anche se … anche se … rimane l’amaro in bocca. Non vedo l’ora di leggere Nel bosco, della stessa autrice!
Una grande Tana French, forse una delle autrici di thriller psicologici più vivace del momento. #Consigliatissimo