Un pessimo dicembre per l’ispettore Thorne

Simona Matraxia, Una scheggia di tristezza purissima: un pessimo dicembre. Golem, 2022

Earlham Street alle sette meno un quarto del mattino sembrava una cartolina in bianco e nero a cui qualcuno avesse dato una pennellata grondante di acquerello cobalto e una passata rapida sul fumo di candela. Tetra e soffice di umidità al tempo stesso.

Tenete a mente questi colori: è la tavolozza in mano all’artista che ha dipinto il paesaggio del meraviglioso noir che porta la firma di Simona Matraxia.

È il 1959 e  l’ispettore Craig Thorne si trasferisce a Londra dalla cittadina di Bedford. A Thorne è stato assegnato un nuovo impiego a Scotland Yard. Mancano pochi giorni a Natale e l’inverno sembra avvolgere la sua solitudine con un gelido e cupo mantello. Ma, prima ancora di sistemarsi nel suo ufficio, si ritrova  sul luogo di un delitto che si rivela complicato e difficile.  In un atelier cittadino viene infatti rinvenuto il cadavere di un giovane artista, adagiato tra le braccia di una statua di marmo con le fattezze di una violinista. Ciò che si presenta agli occhi di Thorne, insomma, è la tragica immagine della Pietà. L’ispettore non perde tempo e, affiancato dalla sua squadra, si getta a capofitto nell’indagine, scartando una pista dopo l’altra, fino a risalire al doloroso passato della vittima  per arrivare alla soluzione del caso.

L’ispettore Thorne e i suoi fantasmi

Come già molti investigatori consegnatici dalla grande letteratura noir, Thorne ha una personalità tormentata e un passato doloroso. Non gli sono estranei gli eccessi alcolici e gli incubi. Talora, il percorso dell’indagine corre parallelo alla sua ricerca di un perduto istinto di sopravvivenza. Una ricerca che prosegue  anche dopo la soluzione del caso, fino a quando non trova una tregua al suo dolore.

Una grande prova di scrittura

Non capita spesso di leggere il romanzo di un’autrice quasi esordiente così ben scritto e così ben costruito. Non è una lettura facile e la trama del giallo è, senza dubbio, molto complessa. Ma la scrittura è sempre scorrevole e senza sbavature. I personaggi sono veri, reali e ben caratterizzati. L’ambiente, infine, riflette la tristezza e i sentimenti dei personaggi: nulla è lasciato al caso in questo libro. Neppure le citazioni ed i riferimenti musicali, che arricchiscono la trama di significati e rimandi. Vi prego, ascoltate Brahms mentre lo leggete e, in particolare, il Quartetto opera sessanta, numero tre. Primo tempo.

Non è un caso, forse, che l’autrice sia anche una violoncellista, che ha gestito per anni una libreria: evidentemente, libri e musica per lei sono pane quotidiano.  Simona Matraxia, trentasei anni, ha pubblicato nel 2014 il racconto Anonimo già segnalato al Premio Calvino. Ora torna alle stampe con Una scheggia di tristezza purissima edito da Golem nella collana Swing.

Mi auguro che Simona riprenda presto in mano la penna per dare un’altra possibilità all’ispettore Thorne.

Buona lettura!

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