La bibliotecaria di New York

Oggi partecipo ad un #reviewtour promosso da @Gliocchidellupo e da @NewtonCompton. Vi parlerò di un romanzo che ha per protagonista una grande bibliotecaria: Belle da Costa Greene.

Marie Benedict e Victoria Christopher Murray, La bibliotecaria di New York. Newton Compton, 2022.

Il racconto ripercorre la vita di Belle da Costa Greene a partire dal 1905, anno in cui la giovane donna divenne la bibliotecaria personale del banchiere e finanziere J. P. Morgan,  dirigendone la nuova biblioteca di New York, la Pierpont Morgan Library.

Belle assunse l’incarico con passione ed impegno, conquistando così la fiducia di Morgan, che le affidò transazioni delicate e rischiose.

Il risultato del suo lavoro è una delle collezioni di manoscritti ed incunaboli più ricca del mondo, aperta al pubblico dopo la morte del banchiere, in memoria del fondatore.

Il romanzo ha il grande merito di contribuire alla conoscenza di una figura prestigiosa della storia culturale americana. Pur essendo una donna, Belle da Costa Greene riuscì ad ottenere un grande successo professionale in un ambiente ancora profondamente maschilista.  Ma quello che i contemporanei non sapevano, e che Belle dovette nascondere per tutta la vita, era la sua origine afroamericana. Se il suo segreto fosse stato scoperto, le conseguenze per lei e per la sua famiglia sarebbero state devastanti. All’indomani della guerra civile, infatti,  gli Stati Uniti conobbero un breve periodo di uguaglianza razziale, ma presto il Paese vide l’insorgere della segregazione e del suprematismo bianco.

Il problema razziale è un tema centrale nel libro e acquista particolare rilievo se si pensa che il padre di Belle, Richard Greener, era un attivista per i diritti della gente di colore: primo laureato afroamericano ad Harvard e autore di importanti saggi sulla questione razziale. Le autrici hanno voluto leggere nell’attaccamento della protagonista a J.P. Morgan una proiezione dell’affetto per il padre,  negato dalla forzata separazione

Un unico, grande amore

Coerente con il suo obiettivo di raggiungere l’autonomia personale e di sostenere economicamente la famiglia, Belle aveva tracciato per sé un futuro di solitudine: troppo pericoloso sposarsi e avere un figlio, con il rischio che un bambino dalla pelle scura tradisse le sue origini. Non aveva fatto i conti, però, con le esigenze del cuore. Nelle sue frequentazioni mondane, Belle incontrò il critico d’arte Bernard Berenson, e per lui fu vero amore. La relazione, documentata da un importante scambio epistolare di cui è rimasta traccia negli archivi del critico, fu lunga e difficile per la lontananza. Berenson, infatti, intervallava i viaggi in America alla sua residenza londinese. Nel loro lavoro di ricerca, Benedict e Murray hanno individuato gli indizi di una gravidanza terminata con un aborto: l’episodio assume un ruolo centrale nel romanzo, come una ferita mai guarita nel cuore di Belle. Un dramma che divise in due la sua esistenza.

Sfrontata e disinvolta nella vita sociale e mondana, Belle coltivava nella  solitudine due grandi dolori: la separazione dal padre e la delusione amorosa. Ciò che la rese grande, tuttavia, e che il volume restituisce ai lettori con squisita sensibilità, fu l’appassionata determinazione per il lavoro e per l’arte. Dopo la biografia di Alexandra Lapierre, pubblicata in Italia nel 2021, il romanzo di Marie Benedict e di Victoria C. Murray rivela al pubblico italiano la straordinaria figura di Belle da Costa Greene, bibliotecaria e curatrice americana del ventesimo secolo.

Ringrazio la casa editrice per la copia omaggio.

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