Fernando Aramburu, Patria. Guanda, 2021
Da tempo cercavo “il romanzo perfetto”, ma non trovavo niente che potesse anche solo lontanamente avvicinarsi alla definizione. Poi, grazie ad una proposta del Gruppo di lettura, ho preso tra le mani Patria. All’inizio, non lo nascondo, ho avuto paura di affrontare le 640 pagine, tanto più che la trama non rivelava la grandezza del libro. Al centro della storia ci sono due famiglie, quelle di Joxian e del Txato, amici fin dalla giovinezza e uniti da interessi comuni: la bicicletta alla domenica e la serata in osteria. Amiche lo sono anche le loro mogli, Miren e Bittori, due donne caparbie e ostinate, che condividono l’esperienza di giovani mogli e poi di madri. Con loro, i figli crescono insieme, tra le domeniche delle gite fuori porta e delle feste del paese, che è San Sebastián.
Vittime della violenza
Ma su questo quadretto perfetto si innesta l’ombra della violenza che parla la lingua dell’ETA. L’organizzazione nazionalista e indipendentista dei Paesi Baschi prende di mira proprio il Txato, piccolo imprenditore e benestante, che rimane vittima di un attentato. L’armonia tra le famiglie si spezza e le due donne, Bittori e Miren, si ritrovano su due fronti opposte, vittime entrambi di una violenza che non lascia scampo.
La ricerca del perdono
Dove sta la grandezza del romanzo? Gli elementi che lo rendono un capolavoro sono tanti e forse non li ho ancora scoperti tutti. Uno dei tanti è l’ostinata ricerca del perdono da parte di Bittori: è un sentimento che la tiene ancora in vita dopo il dolore del lutto:
Perché credi che sono ancora viva? Ho bisogno di quel perdono. Lo voglio e lo pretendo, e fino a quando non lo avrò non penso di morire.
La ricerca del perdono è l’energia che muove i protagonisti: una spirale che li avvolge e che li spinge all’azione, da direzioni diverse.
Ogni personaggio ha il suo punto di vista e la sua visione della storia, ma ogni gesto sembra condurre all’esito finale del romanzo, come se ad un certo punto il mondo si arrestasse e con lui i suoni e le azioni, in un ultimo fermo immagine cinematografico.
Vi dicevo che di 640 pagine si tratta. Eppure il romanzo scorre veloce, grazie all’alternarsi quasi di giostra della narrazione dei personaggi. Ognuno di loro è proiettato nell’azione con i propri pensieri, emozioni e sentimenti, che li rendono poeticamente unici e reali.
Cronaca di una morte annunciata
Sappiamo fin dall’inizio che un tragico evento è successo: la storia del Txato è il punto di origine di ogni azione, da cui ogni cosa parte e intorno al quale tutto si concentra. Un atto di estrema violenza è il big bang della storia, che scaglia le vicende dei personaggi nell’universo narrativo. Con estrema meraviglia, il lettore si scopre nella vertigine dell’azione, lui stesso atomo esploso dall’energia del big bang. Di quanto dolore e di quanto affetto sia capace il romanzo, lo scoprirete nel vostro viaggio di lettori.